mercoledì 6 febbraio 2019

Ricostruzioni filosofiche - David Hume


Una puntata nostalgica, un misto tra Ricostruzioni e FAN ART...




12 commenti:

  1. Ha,ha,ha....bella questa! :-)

    Siccome non voglio perdermi nessuna delle rubriche, quando sarà lo "shutdown"....che corro a iscrivermi all'altro blog?

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    1. Bravo! Mi piace questo spirito ;-3
      Non chiuderà Blogger, ma "solo" google +, che però è il social direttamente collegato a questo blog.
      Dunque questo indirizzo resta valido, solo che a condivisione (pubblicitaria) dei post non sarà più possibile su qs piattaforma.
      Al momento sono su Twitter, Tumblr, FB, Pinterest e Blog loving, ma chiaramente non li manterrò tutti, se no mi viene una crisi!!!

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    2. Carissima, tu mi fai troppo tecnologico... EH?!

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    3. HE HE HE!
      Semplicemente - se vieni direttamente qui per te non cambia niente ;-3

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    4. Grazie, perché a me tutti questi social mi fanno venire l'ansia...

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  2. Pur confessando la mia preferenza per i filosofi antichi (pre-socratici), devo ammettere che la scelta di Alice per David Hume mi piace oltre che avermi stupito. Partendo dalla frase che ha insospettito e preoccupato Nyx, traggo lo spunto per le nostre riflessioni di questa settimana. La frase si innesta nel più generale pensiero di Hume su “la critica del concetto di causalità” Il tema e’ di mio interesse per varie ragioni: e’ fonte di disaccordo e di accordo con l’autore, permettere di toccare il tema della sincronicità che ci eravamo ripromessi di riprendere, permette infine di accennare un filone di studio originale.

    Parto a raccogliere i miei pensieri per presentarli nella maniera più completa e piana possibile, ma invito tutti voi a contribuire sul tema coi vostri.

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  3. L'argomento lanciato da Protagora questa settimana, lui non poteva saperlo, ma mi suona come chiedere all'oste se il vino è buono. O forse se il vino è cattivo, a seconda dei punti di vista.
    Mi spiego: avendo studiato (e amato) molto la logica criticare per me il concetto di casualità per me è come una bestemmia.
    Eppure non è sempre stato così e poi tutti abbiamo i nostri scheletri nell'armadio... Uno dei miei è che nel periodo di profondo scetticismo che ho attraversato a 17 anni io non solo ero d'accordo con Hume, ma ho portato questa parte del suo pensiero nella mia vita quotidiana. Questo perchè a ben guardare tutti i rapporti logici nessuno li ha mai dimostrati, sono autoevidenti. Ma poi crescendo uno non può andare avanti a dubitare persino della realtà che lo circonda e si trova a scendere a patti, accettando qualche postulato...

    Riguardo alla sincronicità sentivo un video l'altro giorno che la attribuiva alla sfera dell'inconscio. Come se l'inconscio percepisse in anticipo dei particolari di cui a livello razionale non ci rendiamo conto e che poi tendiamo a ricollegare a posteriori. Altrimenti l'interpretazione che conosco meglio è quella magico - esoterica, secondo la quale detti episodi sono la prova di una possibilità dell'uomo di conoscere eventi futuri. Da questa spiegazione però ho dovuto prendere le distanze.
    Ho notato però una cosa, ovvero che le sincronicità avvengono tanto più spesso quanto più una persona ci è cara o quanto più è il tempo che passiamo con lei. non so bene di cosa sia segno, ma mi sembrava che valesse la pena aggiungere nella discussione anche questo!

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    1. Potremmo definire Hume un “traghettatore”: a te ti ha traghettata dalle sponde della critica al concetto di casualità a quelle in cui e’ accettata, a me invece mi ha traghettato da dove si riteneva Hume un “grigio” seguace del pensiero e delle mode dei sui tempi a quelle in cui e’ ritenuto un filosofo dall'intuito geniale, che ha espresso con molto anticipo i limiti del principio di causalità, dimostrati solo dopo alcuni secoli (vedi il post che pubblicherò oggi).
      Nel mio caso, giunto sulle nuove sponde, mi sono guardato intorno ed ho visto che il lago si divideva in due rami, un po’ come il lago di Como. In un ramo vivono genti convinte che la casualità (o acausalità) e’ nella natura che ama nascondersi esprimendosi nei due modi, nell'altro invece credono che i fenomeni acausali siano tali solo perché non conosciamo ancora le cause che li determinano e li regolano.
      Personalmente non so ancora bene dove chiedere a Hume di essere traghettato, posso solo dire di avere una leggera preferenza per il secondo ramo. Cercherò di dire qualcosa in più nel post sulla sincronicità che pubblicherò tra qualche giorno a chiusura di questa pagina.

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  4. SUL CONCETTO DI CAUSALITÀ DI HUME
    Il concetto di causalità di Hume e’ per me fonte di contrasti. Vediamo subito il concetto per poi discutere le mie ragioni di disaccordo e di accordo.
    Dati due eventi che capitano in rapida successione, comunemente si assume che il primo evento sia la causa del secondo in base al “principio di causalità”. Un principio si assume valido senza bisogno di dimostrazione, essendo il frutto di osservazioni mai smentite dall'esperienza. Non essendo però pienamente convinto della validità di tale principio, Hume lo mise in discussione, giungendo alla conclusione non fosse il prodotto né dell’esperienza né della ragione, degradandolo al rango di credenza. Affinché questo principio fosse veramente tale, sarebbe dovuto esistere «un principio di uniformità della natura, che si incarichi di mantenere in eterno le sue leggi», ma per Hume tale principio «non e’ ne’ intuibile ne’ dimostrabile. »

    La frase di Hume e’ incardinata su due concetti: la non dimostrabilità e la non intuibilità. La non dimostrabilità di qualcosa che nemmeno si riesce ad intuire e’ un non senso, mancherebbe il complemento oggetto della dimostrazione; circa la seconda affermazione, Hume si guarda bene dal dire “non esiste”, si limita ad affermare la non intuibilità. Ma la non intuibilità ha un valore relativo: lui non l’ha intuito, ma un altro potrebbe averlo fatto; sembra che nessuno oggigiorno l’abbia intuito, ma qualcun altro potrebbe averlo fatto o potrà farlo in futuro. L’affermazione di Hume si innesta nel solco delle “cose che non si sanno” e pertanto domani si potrebbero sapere, dimostrando la validità del principio o confutandolo per sempre.
    Seconda fonte di disaccordo col pensiero di Hume e’ la sua ferma volontà di introdurre il metodo sperimentale come «l’unico solido fondamento per le altre scienze». Con questo non intendo dire che il metodo non debba essere adottato dove applicabile, voglio dire che non e’ il solo metodo possibile e non e’ il caso di aggiungere questa ulteriore rigidità al pensiero umano. Tornando alla sua affermazione, Hume non poteva che lavorare coi dati scientifici disponibili al suo tempo, dati che non fornivano alcuna evidenza della presenza di fenomeni fisici acausali. Ma anziché ostinarsi a voler contrastare il principio di causalità col metodo scientifico, Hume avrebbe potuto dare evidenza di “fenomeno acausali” che sicuramente gli saranno capitati. Ad esempio gli sarà capitato di pensare ad un conoscente che non vedeva da anni e di incontrarlo inaspettatamente nel giro di poche ore, oppure di aver sognato un certo evento e di averlo visto capitare nei giorni seguenti. A suffragio della sua affermazione, Hume avrebbe potuto portare questi eventi senza apparente nesso di causalità, anziché le improbabili palle da biliardo. La rigidità lo ha limitato in questo lavoro.

    Ma ora arriva il bello: dopo essersi spesi contro il pensiero di Hume, dobbiamo dire che il suo scetticismo sul principio di causalità era giustificato. Hume aveva avuto un’intuizione per niente ovvia e corretta: il principio di causalità non ha valore assoluto. Sgombriamo subito il campo da timori infondati: Nyx può stare tranquilla che ancora per “qualche giorno” il sole sorgerà come era solito fare e non vedremo palle da biliardo ferme sul tappeto mettersi in moto senza l’urto di un’altra palla. Se entriamo però nel mondo dell’infinitamente piccolo, dobbiamo accettare che il principio di causalità non e’ più valido. Diversi sono gli eventi “acausali” che sono stati verificati nello studio della fisica atomica o delle particelle. Un esempio per tutti e’ quello del decadimento radioattivo in cui isotopi di atomi radioattivi si trasformano (decadono) in atomi più stabili emettendo radiazioni. Il momento esatto in cui avviene il decadimento non può essere previsto da nessuna legge fisica nota oggigiorno, è un fenomeno del tutto casuale.
    Hume ebbe un’intuizione geniale prevedendo i limiti del principio di causalità qualche secolo prima che le scienza fosse in grado di dimostrarlo.

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  5. I filosofi e la filosofia servono solo ad indicare come esercitare il pensiero, come mettere in discussione, come dubitare, per poi arrivare a una tesi inconfutabile....fino a prova contraria...;-)_

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  6. LA SINCRONICITÀ E UN POSSIBILE NUOVO FILONE DI STUDIO
    Data la vastità e profondità del tema, mi limito solo ad un abbozzo. Lascio al curatore del blog la decisione se riprendere e approfondire il tema.
    Cominciamo con lo sgombrare il campo dagli aspetti magico – esoterici perché inquinati da troppi approfittatori che ci impediscono di distinguere ”il grano dal loglio”. Il filone di sincronicità che mi interessa trattare e’ quello legato ad eventi acausali, come descritto da Jung per il quale il concetto di ‘sincronicità’ e’ un processo inconscio che permette di percepire eventi paralleli, o “coincidenze significative”.
    La sincronicità e’ stata studiato da Jung e dai suoi allievi nel modo più logico possibile. evitando il pensiero astratto, da un lato e il rigido metodo scientifico dall'altro. Bisogna sottolineare le difficoltà oggettive ed ambientali di questi studi. Oggettive perché si tratta di temi non osservabili, in assenza di studi di riferimenti e metodi precedenti; ambientali per il conformismo del pensiero imperante allora come oggi: «… soltanto la radicata convinzione dell’onnipotenza della causalità crea difficoltà alla comprensione e fa apparire impensabile che possano verificarsi o esistere eventi privi di causa ….» Sul tema Hume aveva già espresso la sua opinione, inascoltata, da qualche secolo.
    Per evitare la reazione di tutto il mondo accademico, “Si tratta perlopiù di cose delle quali non si parla a voce alta per non esporsi al rischio di un irrisione sconsiderata”, Jung studiò il fenomeno per diversi anni tenendo per sé i risultati finché, nel 1952, insieme a Wolfgang Pauli, fisico quantistico e premio Nobel, pubblicò un libro sul tema. Nella parte scritta da Jung, dal titolo "La sincronicità come principio di nessi acausali", premessi i limiti del suo lavoro, afferma:. «Mi rendo chiaramente conto … che la sincronicità rappresenta una grandezza estremamente astratta e tutt'altro che evidente. Essa attribuisce al corpo in movimento una certa qualità (una cosa nuova che chiama “psicoide”) che, al pari di spazio, tempo e causalità, rappresenta un criterio del suo comportamento. Dobbiamo rinunciare completamente, quindi, alla rappresentazione della psiche connessa (solo) con un cervello vivente e richiamare alla memoria piuttosto il comportamento “significativo” o “intelligente” degli esseri viventi inferiori che non posseggono cervello.»
    Pertanto, l’immagine fisica del mondo, fino allora limitata a:
    - - - [(spazio-tempo), (causalità)],
    viene così estesa ad una nuova dimensione, non più causale: la sincronicità:
    - - - [(spazio-tempo), (causalità- sincronicità)].
    L’estensione della tetrade ad un quaternario, cioè l’inclusione di un principio di acausalità, rende possibile un giudizio complessivo e crea un contesto in cui e’ possibile spiegare i fenomeni fisici appena scoperti, come Pauli trattò nella sua sezione del libro.
    Nasce così una proposta di notevole portata metodologica che apre nuovi filoni di studio non solo nelle discipline scientifiche tradizionali come la fisica o la biologia, ma anche, e forse soprattutto, nella conoscenza della mente umana.

    Chiudo qui questo breve ed incompleto abbozzo sulla sincronicità, con la curiosità di sapere dove ci porterà questa intuizione, perché se: «L'Uno diventa Due, i Due diventano Tre, e per mezzo del Terzo il Quarto compie l'Unità», vuoi vedere che spazio-tempo, causalità- sincronicità sono “uno solo”?
    Gli esempi in un prossimo post, questo e’ già fin troppo lungo.

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  7. Questo tema della "sincronicità" è molto intrigante!
    Leggerò con interesse gli sviluppi del post di Protagora.

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