Ho ammirato ed apprezzato Cartesio soprattutto come matematico mentre l’ho conosciuto meno come filosofo. In particolare mi ha sempre affascinato la genialità' del concetto di coordinate cartesiane. Ritengo che Cartesio sia stato per la matematica quello che Galileo e’ stato per la fisica; siamo di fronte agli inventori della matematica e della fisica moderne . Come filosofo credo che tutti conoscono il suo “cogito ergo sum”, cosi come la ricerca della verità assoluta a partire dal dubbio. Ma tanti altri temi ha affrontato Cartesio o si possono dedurre dalla sua vita e dal suo pensiero: la definizione del metodo che la mente umana deve seguire per raggiungere la verità, il rapporto anima – corpo, la convinzione che tutte le scienze fossero connesse, la classificazione delle idee, preludio alla scoperta dell’inconscio collettivo, la sua visione molto restrittiva del mondo animale o più banalmente l’osservazione di quanti filosofi siano stati anche insigni matematici e si potrebbe ancora continuare.
Tutta questa ricchezza di materiale mi impone una riflessione, di solito la notte mi porta consiglio, per questo rimando a domani la proposizione del tema della settimana.
Io invece soprattutto come filosofo. Almeno per quanto riguarda la parte del "cogito". Per anni ha influenzato (insieme a Hume) il mio pensiero agnostico e scettico. E tuttora credo che la propria esistenza in quanto essere che percepisce sia una delle poche cose che in filosofia si possono dimostrare "a priori". Farò di sicuro una puntata in merito ai vari tentativi di dimostrare l'esistenza o la non-esistenza di Dio e a quello che ne penso, allora, a voi piacendo, ne discuteremo...
Come vedrai dal tema che sto per proporre, potremo approfondire in questa pagina il concetto che citi della “propria esistenza in quanto essere che percepisce”. Avrò qui l’occasione di condividere con tutti voi la mia opinione. Una puntata su “l'esistenza o la non-esistenza di Dio” e’ sicuramente interessante e la discussione che faremo in questa sarà di sicuro un buon viatico.
Sono rimasto incerto tutta notte tra “il rapporto anima – corpo” e “il dubbio”. Il primo ci avrebbe permesso di trattare delle manifestazioni dell’anima sul corpo, partendo da quando si e’ manifestato il primo barlume di anima in un essere animale per arrivare a cercare di capire che livello di anima si manifesta oggi nelle diverse specie animali. Il secondo ci avrebbe permesso di percorrere il cammino che portò Cartesio al “cogito …”, per provare poi a capire insieme le implicazioni di questo pensiero nella nostra vita di tutti i giorni. Alla fine, verso mattina, ho scelto “il dubbio”, perché più centrale rispetto al personaggio proposto ed anche suggerito nel disegno di apertura. Mi ha fatto piacere scoprire in seguito di aver centrato con la mia scelta anche la preferenza di Alice.
IL DUBBIO Dopo la lettura di un brano del Vangelo, Oscar Romero usava chiudere le sue omelie spiegando le implicazioni della lettura nella vita di tutti i giorni dei suoi fedeli. Apprezzo molto questo metodo perché ci aiuta a capire come i concetti, anche più elevati ed apparentemente estratti, ci toccano direttamente nella vita di tutti i giorni. Traendo profitto dalla lezione di questo maestro, descriverò sinteticamente nella prima parte quanto Cartesio scrisse sul dubbio (“la lettura”), permettendo cosi a tutti di partecipare alla discussione con basi comuni, per poi nella seconda, aprire la discussione sulle implicazioni che possono derivare dall'applicazione della lettura. Ia parte - La Lettura Nel “Discorso sul metodo” Cartesio si pone l’obiettivo di dotare l’umanità’ di un metodo che, nascendo dal dubbio, ci permetta di superarlo mettendoci in grado di discernere il vero dal falso. A tale fine sviluppa 4 regole, la prima delle quali e’ l’evidenza. Serve allora un “evidenza prima”, che non ha bisogno d’altro per auto-reggersi, da cui partire per applicare il metodo. In questa ricerca si muove avvalendosi del dubbio metodico, cioè di dubitare su tutto e parte chiedendosi qual’e’ quell'ambito del sapere che e’ certo e sicuro. Scarta sia la conoscenza sensibile, non possiamo fidarci dei sensi che spesso confondono il sonno con la veglia, che la conoscenza matematica, un genio maligno potrebbe farci credere vero ciò che e’ falso e viceversa. Ed ecco che il dubbio si trasforma da metodico in iperbolico, un “gorgo che sembra ingoiare qualsiasi certezza”. L’autore dubita dunque di tutto, dei sensi che avendolo tradito una volta lo possono rifare, della realtà che potrebbe essere un’illusione, lo stesso Cartesio potrebbe non essere reale, ma il personaggio creato da un genio malefico. Giunti a questo punto o si ha la certezza dell’esistenza del soggetto pensante e la certezza dell’esistenza delle cose su cui il soggetto sta ragionando o dobbiamo rinunciare a fare conoscenza. Rifacendosi alla contestazione che Agostino da Ippona faceva agli scettici, Cartesio osserva che se di tutto si può dubitare, non si può allora dubitare del fatto che di tutto si può dubitare, ma allora non si può dubitare dell’esistenza di un pensiero che dubita e quindi, come pensiero che dubita esito: cogito ergo dubito, dubito ergo esisto, ovvero “cogito ergo sum”. Se anche un genio maligno ci avesse inventati come delle persone pensanti, non si può mettere in dubbio l’esistenza del pensiero che dubita. In conclusione anche se il metodo del dubbio radicale mi ha portato a dubitare di tutto, mi rimane una certezza, la certezza di esistere come pensiero pensante e dubitante. Non ho ancora però la certezza del mondo circostante, per questo ci servirà l’aiuto di ente superiore.
IIa parte – Le Implicazioni, o il metodo del gatto Come dobbiamo comportarci nella vita di tutti i giorni nei confronti del dubbio? Senza anticipare le conclusioni a cui giunse Cartesio, che gli permisero di avere un approccio positivo verso la conoscenza, sulla base del senso comune, possiamo dire che e’ sbagliato sia dubitare di tutto che non dubitare di niente. Anche ammettendo la buona fede di tutto il mondo che ci circonda, gli errori umani esistono e possono rendere false affermazioni fatte in perfetta buona fede. Per contro, se applicassimo l’approccio del dubbio metodico, o ancor peggio iperbolico, non avremmo neanche una minima capacità operativa. La sfida allora diventa dove piazzare la soglia al di sotto della quale e’ bene dubitare mentre al di sopra possiamo fidarci con un buon livello di confidenza. Diciamo subito che non esistono ne’ una regola matematica ne’ criteri che possiamo applicare ad occhi chiusi. Qui entrano in gioco la nostra capacità di giudizio e la nostra esperienza, due caratteristiche che e’ nostro compito primario coltivare ed affinare col tempo. Qualche suggerimento potrebbe aiutarci. Cerchiamo di capire gli interessi che muovono una persona a confrontarsi con noi. Vuole venderci qualcosa? Vuole convincerci della sua opinione? Sta cercando proseliti per acquisire potere personale? In questi casi la cautela e’ d’obbligo. Questo non significa ignorare il messaggio perché c’e’ il rischio associato al dubbio, ma significa verificarlo e metterlo alla prova, tenendo le “antenne” sempre bene aperte. Se chi ci confronta sta facendo una dissertazione personale, qualunque sia la sua posizione sociale, oppure e’ una persona socialmente affermata, come potrebbe essere un insegnante, oppure ancora ha un particolare interesse in nostro favore, come potrebbe essere un nostro parente o una persona che vive insieme a noi, possiamo avere un approccio più favorevole al messaggio ricevuto, senza per questo archiviarlo come “oro colato”. Il margine dell’errore in buona fede e’ purtroppo sempre presente. Come potete osservare e’ un po’ come camminare su una asse di equilibrio: quando dovremmo avere forti dubbi, apriamo una piccola linea di credito per confermare o confutare la nostra prima valutazione; quando non dovremmo avere dubbi, operiamo come se il contenuto fosse valido, ma riserviamoci qualche controllo con conseguente conferma o presa di distanza.
Se ci pensiamo, e’ un po’ come si comporta il gatto nei nostri confronti. Se lo approcciamo in modo brusco si ritrae velocemente, ma raramente sparisce dal nostro sguardo, si ferma a debita distanza per osservare in sicurezza il nostro comportamento. Se invece ci avviciniamo con calma e buone maniere, si avvicina a noi, si lascia accarezzare, ma rimane sempre vigile e pronto a darci una zampata e ritrarsi. In conclusione il mio suggerimento e’: seguiamo il metodo del gatto.
Ho ammirato ed apprezzato Cartesio soprattutto come matematico mentre l’ho conosciuto meno come filosofo. In particolare mi ha sempre affascinato la genialità' del concetto di coordinate cartesiane. Ritengo che Cartesio sia stato per la matematica quello che Galileo e’ stato per la fisica; siamo di fronte agli inventori della matematica e della fisica moderne .
RispondiEliminaCome filosofo credo che tutti conoscono il suo “cogito ergo sum”, cosi come la ricerca della verità assoluta a partire dal dubbio. Ma tanti altri temi ha affrontato Cartesio o si possono dedurre dalla sua vita e dal suo pensiero: la definizione del metodo che la mente umana deve seguire per raggiungere la verità, il rapporto anima – corpo, la convinzione che tutte le scienze fossero connesse, la classificazione delle idee, preludio alla scoperta dell’inconscio collettivo, la sua visione molto restrittiva del mondo animale o più banalmente l’osservazione di quanti filosofi siano stati anche insigni matematici e si potrebbe ancora continuare.
Tutta questa ricchezza di materiale mi impone una riflessione, di solito la notte mi porta consiglio, per questo rimando a domani la proposizione del tema della settimana.
Io invece soprattutto come filosofo. Almeno per quanto riguarda la parte del "cogito". Per anni ha influenzato (insieme a Hume) il mio pensiero agnostico e scettico. E tuttora credo che la propria esistenza in quanto essere che percepisce sia una delle poche cose che in filosofia si possono dimostrare "a priori".
EliminaFarò di sicuro una puntata in merito ai vari tentativi di dimostrare l'esistenza o la non-esistenza di Dio e a quello che ne penso, allora, a voi piacendo, ne discuteremo...
Come vedrai dal tema che sto per proporre, potremo approfondire in questa pagina il concetto che citi della “propria esistenza in quanto essere che percepisce”. Avrò qui l’occasione di condividere con tutti voi la mia opinione.
EliminaUna puntata su “l'esistenza o la non-esistenza di Dio” e’ sicuramente interessante e la discussione che faremo in questa sarà di sicuro un buon viatico.
Sono rimasto incerto tutta notte tra “il rapporto anima – corpo” e “il dubbio”. Il primo ci avrebbe permesso di trattare delle manifestazioni dell’anima sul corpo, partendo da quando si e’ manifestato il primo barlume di anima in un essere animale per arrivare a cercare di capire che livello di anima si manifesta oggi nelle diverse specie animali. Il secondo ci avrebbe permesso di percorrere il cammino che portò Cartesio al “cogito …”, per provare poi a capire insieme le implicazioni di questo pensiero nella nostra vita di tutti i giorni.
RispondiEliminaAlla fine, verso mattina, ho scelto “il dubbio”, perché più centrale rispetto al personaggio proposto ed anche suggerito nel disegno di apertura. Mi ha fatto piacere scoprire in seguito di aver centrato con la mia scelta anche la preferenza di Alice.
IL DUBBIO
RispondiEliminaDopo la lettura di un brano del Vangelo, Oscar Romero usava chiudere le sue omelie spiegando le implicazioni della lettura nella vita di tutti i giorni dei suoi fedeli. Apprezzo molto questo metodo perché ci aiuta a capire come i concetti, anche più elevati ed apparentemente estratti, ci toccano direttamente nella vita di tutti i giorni. Traendo profitto dalla lezione di questo maestro, descriverò sinteticamente nella prima parte quanto Cartesio scrisse sul dubbio (“la lettura”), permettendo cosi a tutti di partecipare alla discussione con basi comuni, per poi nella seconda, aprire la discussione sulle implicazioni che possono derivare dall'applicazione della lettura.
Ia parte - La Lettura
Nel “Discorso sul metodo” Cartesio si pone l’obiettivo di dotare l’umanità’ di un metodo che, nascendo dal dubbio, ci permetta di superarlo mettendoci in grado di discernere il vero dal falso. A tale fine sviluppa 4 regole, la prima delle quali e’ l’evidenza. Serve allora un “evidenza prima”, che non ha bisogno d’altro per auto-reggersi, da cui partire per applicare il metodo.
In questa ricerca si muove avvalendosi del dubbio metodico, cioè di dubitare su tutto e parte chiedendosi qual’e’ quell'ambito del sapere che e’ certo e sicuro. Scarta sia la conoscenza sensibile, non possiamo fidarci dei sensi che spesso confondono il sonno con la veglia, che la conoscenza matematica, un genio maligno potrebbe farci credere vero ciò che e’ falso e viceversa. Ed ecco che il dubbio si trasforma da metodico in iperbolico, un “gorgo che sembra ingoiare qualsiasi certezza”.
L’autore dubita dunque di tutto, dei sensi che avendolo tradito una volta lo possono rifare, della realtà che potrebbe essere un’illusione, lo stesso Cartesio potrebbe non essere reale, ma il personaggio creato da un genio malefico. Giunti a questo punto o si ha la certezza dell’esistenza del soggetto pensante e la certezza dell’esistenza delle cose su cui il soggetto sta ragionando o dobbiamo rinunciare a fare conoscenza.
Rifacendosi alla contestazione che Agostino da Ippona faceva agli scettici, Cartesio osserva che se di tutto si può dubitare, non si può allora dubitare del fatto che di tutto si può dubitare, ma allora non si può dubitare dell’esistenza di un pensiero che dubita e quindi, come pensiero che dubita esito: cogito ergo dubito, dubito ergo esisto, ovvero “cogito ergo sum”.
Se anche un genio maligno ci avesse inventati come delle persone pensanti, non si può mettere in dubbio l’esistenza del pensiero che dubita. In conclusione anche se il metodo del dubbio radicale mi ha portato a dubitare di tutto, mi rimane una certezza, la certezza di esistere come pensiero pensante e dubitante. Non ho ancora però la certezza del mondo circostante, per questo ci servirà l’aiuto di ente superiore.
IIa parte – Le Implicazioni, o il metodo del gatto
RispondiEliminaCome dobbiamo comportarci nella vita di tutti i giorni nei confronti del dubbio? Senza anticipare le conclusioni a cui giunse Cartesio, che gli permisero di avere un approccio positivo verso la conoscenza, sulla base del senso comune, possiamo dire che e’ sbagliato sia dubitare di tutto che non dubitare di niente. Anche ammettendo la buona fede di tutto il mondo che ci circonda, gli errori umani esistono e possono rendere false affermazioni fatte in perfetta buona fede. Per contro, se applicassimo l’approccio del dubbio metodico, o ancor peggio iperbolico, non avremmo neanche una minima capacità operativa.
La sfida allora diventa dove piazzare la soglia al di sotto della quale e’ bene dubitare mentre al di sopra possiamo fidarci con un buon livello di confidenza. Diciamo subito che non esistono ne’ una regola matematica ne’ criteri che possiamo applicare ad occhi chiusi. Qui entrano in gioco la nostra capacità di giudizio e la nostra esperienza, due caratteristiche che e’ nostro compito primario coltivare ed affinare col tempo. Qualche suggerimento potrebbe aiutarci.
Cerchiamo di capire gli interessi che muovono una persona a confrontarsi con noi. Vuole venderci qualcosa? Vuole convincerci della sua opinione? Sta cercando proseliti per acquisire potere personale? In questi casi la cautela e’ d’obbligo. Questo non significa ignorare il messaggio perché c’e’ il rischio associato al dubbio, ma significa verificarlo e metterlo alla prova, tenendo le “antenne” sempre bene aperte. Se chi ci confronta sta facendo una dissertazione personale, qualunque sia la sua posizione sociale, oppure e’ una persona socialmente affermata, come potrebbe essere un insegnante, oppure ancora ha un particolare interesse in nostro favore, come potrebbe essere un nostro parente o una persona che vive insieme a noi, possiamo avere un approccio più favorevole al messaggio ricevuto, senza per questo archiviarlo come “oro colato”. Il margine dell’errore in buona fede e’ purtroppo sempre presente.
Come potete osservare e’ un po’ come camminare su una asse di equilibrio: quando dovremmo avere forti dubbi, apriamo una piccola linea di credito per confermare o confutare la nostra prima valutazione; quando non dovremmo avere dubbi, operiamo come se il contenuto fosse valido, ma riserviamoci qualche controllo con conseguente conferma o presa di distanza.
Se ci pensiamo, e’ un po’ come si comporta il gatto nei nostri confronti. Se lo approcciamo in modo brusco si ritrae velocemente, ma raramente sparisce dal nostro sguardo, si ferma a debita distanza per osservare in sicurezza il nostro comportamento. Se invece ci avviciniamo con calma e buone maniere, si avvicina a noi, si lascia accarezzare, ma rimane sempre vigile e pronto a darci una zampata e ritrarsi. In conclusione il mio suggerimento e’: seguiamo il metodo del gatto.