venerdì 26 luglio 2019

Ricostruzioni Letterarie - L'Infinito





11 commenti:

  1. FANTASTICA !
    credo che anche Lui l'avrebbe apprezzata.

    Messa in un libro scolastico,
    e ben commentata da un insegnante,
    avrebbe un alto valore educativo.

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    1. Wow!!!
      Anche io sono contenta di questo lavoro per cui mi fa piacere che sia apprezzato! Grazie!

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  2. Brava, bella rappresentazione....con tutti i nostri amici al posto giusto! :-)

    L'unico personaggio che non mi è chiaro è quello appeso all'anello del pianeta, chi è?

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    1. E' la Nyx umana che si muove a suo modo nel suo pianeta! ;-3

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  3. Come avrete visto ho aggiunto anche la versione inglese. Forse vi stupirete anche voi, come me, della diversità rispetto all'originale... commento che, direte, è piuttosto scontato.
    La traduzione, soprattutto poetica, è un bel dilemma. Io me ne sono occupata per qualche tempo, propendendo alla fine per settori più remunerativi. Sarebbe interessante però aprire una discussione a questo proposito nel nostro personalissimo club del libro ongaico... che dite?

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    1. Non mi stupisci la diversità' tra i due testi, apprezzo invece il tentativo del traduttore a trasmettere il senso dell'opera originale.

      Credo che un traduttore di poesie o opere particolari, debba cercare di entrare nei panni dell'autore, spendendoci anche molto tempo, godendo dei suoi piaceri e soprattutto soffrendo i suoi drammi. Solo allora potrà provare a rendere, con parole proprie della sua cultura, e nel modo più' elegante, le sensazioni ed i pensieri dell'autore originale.

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    2. Sicuramente tradurre una poesia non è facile, in questo caso particolare, seppur si rende il senso e il sentimento, la musicalità delle parole...quelle precise parole e quello che evocano,si perde irrimediabilmente!

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    3. Come sono contenta che abbiate raccolto il mio spunto e anche di leggere due prospettive piuttosto diverse!
      Il problema della traduzione si riassume perfettamente nei vostri due interventi: garantire all'opera un'accessibilità più ampia o preservare l'integrità del lavoro dell'autore? Ovviamente è complesso rispondere e forse non è questa la sede per farlo in maniera esauriente.
      Personalmente ho oscillato parecchio tra questi due estremi per poi approdare a vedute più moderate, leggermente pro-traduzione.
      Senza dubbio l'empatia con l'autore è determinante per una buona riuscita dell'operazione, che però ritengo sia da considerare un'opera a parte e non un'altra versione dell'originale. Più vicina a un'interpretazione, perchè il traduttore deve operare delle scelte che a volte devono per forza distaccarsi dal testo.
      In merito invece alla versione inglese di questa Ricostruzione devo dire che non la trovo un lavoro eccelso, ma confrontandola con altre traduzioni mi è sembrata la migliore. Sono anch'io del parere che la musicalità si perda, eccezion fatta per la rima (interna) "fear/hear", che non c'è in italiano, ma risolleva le sorti della poesia e sottolinea bene un passaggio molto significativo.

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  4. Apprezzo in queste pagine l’andare a riprendere temi trattati in passato, magari superficialmente, per rileggerli e rivalutarli ad anni di distanza. Leopardi e’ un autore che ho più apprezzato che approfondito, questa occasione mi permette di confrontarmi con un testo e riconsiderarlo. Di seguito una brevissima sintesi della mia personale lettura dell’opera.

    Innanzitutto voglio sgombrare il campo da una visione pessimistica dell’opera: il senso non sta’ nel corpo «Il cor non si spaura», ma come ci insegnò Solone: “Di ogni cosa bisogna indagare la fine.”, ed ecco che «… il naufragar m’è dolce in questo mare.».

    Il protagonista e’ la siepe: la siepe non blocca i sensi ma libera l’intuizione e la fantasia. Ed eccoci di fronte ad un mondo reale, sensoriale al di qua della siepe ed uno intuito dalla fantasia e dal pensiero al di la della siepe. Uno spazio tempo al di qua della siepe ed uno al di la, entrambi esistono all’interno di ognuno di noi, ed entrambi sono parimenti importanti per la nostra esistenza.

    Trovo ricorrenti nei tuoi due racconti ed in diversi pagine del blog il tema dei diversi domini spazio-temporali, sono curioso di sapere cosa ti attira nel trattare ed approfondire questo tema.

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    1. Apprezzo particolarmente nella tua analisi il "togliere di mezzo" alcune etichette che sono state appiccicate addosso all'autore, forse per semplificarne la comprensione così da poterlo proporre anche a un pubblico molto giovane.

      La siepe è di sicuro il dato fisico che causa le riflessioni del poeta e che gli permette di immaginare un mondo, sconosciuto e inesplorato, dall'altra parte. Ma se questo confine esiste per chi se ne sta seduto "al di qua", per chi invece sta volando "al di là" (come Nyx nel disegno) non è che un elemento di un paesaggio unico, che non è diviso in un "di qua" e un "di là".

      Tanti limiti che i nostri sensi ci pongono, come quelli spazio-temporali, ci fanno pensare che esistano diverse dimensioni. Ma forse queste dimensioni non sono poi così "diverse" e indagare ciò che per noi sta "al di là" può essere che ci illumini sul nostro qui ed ora.

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    2. Bella l'immagine del "volo" sopra le cose per afferrare un senso globale dell'esistenza (se ho interpretato bene).
      Un modo di "vedere" che può essere indagato con l'introspezione, la meditazione, cioè l'attitudine ad ascoltarsi e il risultato sarà diverso per ognuno di noi.

      "E il naufragar m'è dolce in questo mare"

      Ecco questo, secondo me, può essere letto come un avvertimento sospeso...
      ritornare comunque "al di qua" per mettere a frutto le nostre speculazioni!

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